A volte sbuffiamo davanti all’attualità stantia proposta dai giornali e dai tg, quelle ultimissime che sembrano appena tolte dal freezer come le specialità caserecce di una trattoria disonesta. D’Alema che fa baruffa con Renzi, Berlusconi e i suoi pacchiani sogni di gloria, lo squagliarsi dei gruppi parlamentari e dell’elettorato 5 Stelle, inarrestabile eppure infinito come quello delle calotte polari (e Conte, mischinetto, che assomiglia sempre di più a un orso bianco alla deriva su un lastrone di ghiaccio, un pinguino inappuntabile nel suo frac che smarrisce ogni ora un metro quadro di pack). E poi la continua indignazione per i talk show che cercano la rissa per fare più ascolti (ma dai), la settennale rivelazione che magari sarebbe tempo di una donna al Quirinale... A volte sbuffiamo, ma in fondo un po’ ci rassicura. Se il mondo è questo, così risaputo e comprensibile, non siamo poi così vecchi. Invece lo siamo. Il presente non finisce in un giorno, ma finisce ogni giorno di più. I ghiacci si stanno sciogliendo davvero e ciascuno sta sulla sua scheggia di iceberg in un mare sempre più alto. Con alle spalle un orso che prima o poi, vinta la timidezza e finite le aringhe, farà un balzo in avanti e gli dirà: ma lei ci pensa, signore, che un tempo io ero presidente del Consiglio?

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