F ra i temi forti di questi giorni c’è la vicenda Djokovic. Presentatosi in Australia senza vaccinazione anti Covid, è finito nell’hotel dei migranti illegali, poi è stato “liberato” da un giudice, e di nuovo bollato come clandestino dal governo di Canberra. Nel frattempo, promosso dai focosi genitori del numero uno del tennis mondiale, è nato un movimento di opinione. E così, la vicenda è diventato un guazzabuglio di furbizie, decisioni contrastanti e proteste faziose. Hanno fatto tutti una brutta figura. Djokovic che ha mentito e gli organizzatori degli Open d’Australia, che pur di assicurarsi la presenza di Novak hanno accettato una documentazione medica farlocca. E qualcuno ne ha approfittato per elevare Djokovic a paladino dei popoli oppressi. Faccio fatica a credere che possa esserlo un tennista che guadagna 45 milioni di euro all’anno. Dopo un enorme spreco di parole e parcelle di avvocati per la storia di un miliardario furbetto no vax, la parola fine l’ha scritta Adriano Panatta, ex grande tennista azzurro: «Questi sono, e io ero, dei ragazzi in mutande che giocano con le pallette, e pensano di essere più importanti di Gino Strada! Non prendiamoci troppo sul serio, altrimenti diventiamo ridicoli». Amen.

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