R ovistando in un cassetto dimenticato ho trovato la stampa di un vecchio lancio Ansa che raccontava la storia di Yasuo Sasa, un giovane giapponese che all’età di 22 anni aveva subito irreparabili danni al cervello in un incidente d’auto. Yasuo era morto all’età di 45 anni ed è l’uomo al mondo vissuto più a lungo in stato di coma. Il danno cerebrale lo aveva lasciato senza parola, senza capacità di movimenti ma in grado di deglutire. Dopo due anni di degenza nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Sendai, nel nord del Giappone, i genitori lo avevano riportato a casa, assistendolo per 16 anni. Da 70 chili, Yasuo era sceso sino a pesarne 40. Per tutto questo tempo i genitori ogni notte si erano alzati più volte per cambiargli la posizione nel letto, in modo da evitargli piaghe da decubito. Diventati vecchi e inabili a loro volta, lo avevano ricoverato in un centro di riabilitazione che avevano promosso grazie a una raccolta fondi. Il padre Seiji, dopo la morte del figlio, ha detto: «Ora posso morire contento. Mia moglie e io non ce ne potevamo andare da questo mondo prima di nostro figlio. Sono convinto che, con sua madre e suo padre al fianco, la vita anche così non è stata per lui soltanto sofferenza. Con gli occhi talvolta ce lo faceva capire». L’umanità forse non è perduta.

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