T elegiornali e quotidiani lo ripetono con ossessione sadica: la calura africana ci sta arrostendo, la vampa sahariana volteggia su città, paesi, borghi, campagne. Si soffoca ovunque. State attenti, proteggetevi, il gran caldo può uccidere. A Ferragosto, che è oggi, le temperature saliranno a livelli record. Ciò nonostante, ci informano allarmati, la gente si muove, si agita, viaggia. Strade, autostrade, stazioni, aeroporti sono gironi infernali. Bollino rosso e bollino nero si alternano, la vacanza è un incubo. I più saggi consigliano: scegliete un Ferragosto alternativo. Ottima proposta. I sudditi dell’imperatore Augusto, che li aveva gratificati delle “feriae”, trascorrevano in campagna i giorni di mezz’agosto, che stando alle cronache erano anche allora «ferocemente roventi»: i patrizi si rilassavano nelle ville fuori città, i plebei sfogavano rabbie represse tra crapula e smodate libagioni a Bacco. I primi leggevano Orazio e Virgilio, gli altri si cimentavano negli sboccati canti fescennini. Inneggiavano alla momentanea liberazione dalla schiavitù del lavoro con frasi canore licenziose e invereconde. Optimae feriae Augusti cantavano ebbri imprecando contro il solleone: la colpa, invece, era tutta del clima. Che stava cambiando. Ma loro non lo sapevano, nessuna Greta glielo aveva detto. Anche a noi buon Ferragosto. Caldo e sudato: ora come allora.

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