I l consigliere comunale che presentò la proposta di vietare la costruzione di monumenti funerari, per eliminare le differenze almeno in cimitero, era convinto di avere dalla sua almeno i pensionati a 500 euro al mese. Scoprì invece che per stare alla pari in terra consacrata c’era chi confidava in un mutuo e chi si affidava al Lotto per attrezzare un funerale da ricordare e un monumento da ammirare. Anche nell’addio a Berlusconi, di cui chissà per quanto ancora si parlerà, non c’è niente che in passato non abbia avuto un’anticipazione. Negli anni ’60 per accompagnare i “grandi” accorrevano tre preti, per i poveracci un requiem veloce. Il poeta Remundu Piras, affidò la protesta a questa ottava. “Ultres de lu cantare a boghe manna/ ch’intran su ricu de sa porta centrale. / In gloria de Deus e osanna/li faghen s’isfartzosu funerale. /Pro su poberu tancan cussa janna/e l’intran de sa porta laterale. /Nadade ite ratza ‘e cussienzia/ si b’at fina in sa janna diferentzia. (Oltre che cantarlo a gran voce/ fanno entrare il ricco dalla porta centrale. In gloria e lode di Dio/ gli fanno un funerale sfarzoso. / Al povero chiudono quella porta/ e lo fanno passare dalla porta laterale/ ditemi che coscienza è questa/se esiste differenza anche nell’ingresso). I tempi cambiano ma le differenze restano. Non c’è niente di nuovo all’ombra dei cipressi.

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