U n Caffè di un mese fa proponeva di parametrare le multe sul reddito del contravventore visto che una cifra uguale per tutti, poniamo mille euro, per un povero è una crudeltà ma a un ricco fa il solletico. Senonché il giorno dopo l’avvocato Ivano Iai ha fatto presente che per certi versi questa idea è già nella legge 689 del 1981, quando prevede che nel determinare la sanzione si tenga conto (fra le altre cose) delle condizioni economiche di chi ha commesso la violazione. E quindi buonanotte: finché manca una legge si può sperare che la facciano, ma se c’è già ed è inapplicata ci si può mettere il cuore in pace. Ieri però dal Consiglio dei ministri è arrivata una stretta su chi armeggia col cellulare mentre guida, e ora magari fra Camera e al Senato ci saranno i margini per un emendamento. Anziché stangare con 2.600 euro ricchi e miseri, non si potrebbe riciclare quel famoso sequestro del telefonino che il governo voleva infliggere ai baby criminali salvo poi non riuscirci?

Il disagio sarebbe mostruoso ed egualitario, e in caso di recidiva da quel numero potrebbe partire un whatsapp a tutti i contatti che spiega perché quell’utenza è disattivata. Nei casi più scellerati (guida a 140 all’ora in zona pedonale ubriachi di cointreau tiepido con neomelodico nell’autoradio) sequestro del telefono e suo affidamento al partner del reo. Con comunicazione del pin.

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