Musica impossibile
Caffè Scorretto
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C ’era quel brulichio, quel ronzio che si sente in una sala da concerti prima che il direttore d’orchestra salga sul podio. Nell’attesa la gente sussurrava, il mormorio si diffuse leggero. Poi, d’improvviso, si fece silenzio assoluto. Era comparso sulla scena il maestro. Ma nessuno applaudì. Lo portarono a braccia e lo installarono su una pedana. Gli orchestrali restarono seduti, nessuno si alzò in piedi per il convenzionale saluto. Il direttore, all’anagrafe MAiRA Pro S, con gesto perentorio richiamò l’attenzione dei musicisti dell’orchestra sinfonica di Dresda e diede il la. Le note della Robotersinfonie inondarono la sala. MAiRA Pro S è un tipo originale, dirige usando tre bacchette luminose simili alle spade laser di Guerre stellari, con le quali detta il tempo nel rispetto maniacale dello spartito. Non interpreta, non ci mette anima, ma tiene il ritmo con precisione assoluta. I brani del suo repertorio hanno una difficoltà d’esecuzione che supera i limiti delle possibilità umane. La chiamano musica impossibile. Per dirigere Bach, Beethoven, Mozart gli basterebbe solo una bacchetta, e nemmeno luminosa: come a un Riccardo Muti qualsiasi. Alla fine del concerto la platea restò muta. Aveva ascoltato i suoni dell’agonia della musica e non se la sentì di applaudire. MAiRA Pro S non se n’ebbe a male. Non sentì dolore e non pianse. Un robot non ha lacrime.