E ra il 18 gennaio 1994. Tre giorni fa è ricorso il trentesimo anniversario della scomparsa di una parte consistente di storia italiana. Mino Martinazzoli, politico dal sembiante funereo, decreta lo scioglimento della Democrazia cristiana. Nello stesso giorno Silvio Berlusconi fonda Forza Italia. Esattamente 75 anni prima don Luigi Sturzo aveva fondato il Partito popolare italiano, padre fecondo della Dc. Tre coincidenze temporali che fanno del 18 gennaio una data significativa della Repubblica italiana. Questo coriandolo della nostra storia recente è la premessa per una considerazione su un aspetto del carattere sostanzialmente conservatore degli italiani. Che non buttano via nulla, tutt’al più riciclano. Si disse, allora, che era finita un’era, che la Dc era morta. Analisi errata. La morte era apparente. La Dc era andata in catalessi. Chi volle farne l’autopsia si rese conto che, sì, il corpo si era disfatto, ma l’anima si era reincarnata. I democristiani della diaspora s’insinuarono nei partiti di destra e sinistra portandovi la filosofia politica del compromesso, mischiando incenso e zolfo. Da falsa morta ha governato con Prodi, Letta, Renzi, Gentiloni, che tuttora imperversano. Mentre da nove anni siede sulla poltronissima del Quirinale Sergio Mattarella, che fu ministro con Fanfani, Andreotti e De Mita. Eterna Dc. Dc eterna.

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