A Giuseppe Conte non è consentito trascorrere il Capodanno a Cortina d’Ampezzo. Lo ha stabilito un sinedrio etico-politico-mediatico costituitosi dopo la diffusione di una sconvolgente notizia: l’ex premier ha alloggiato nella notte di san Silvestro e nelle due successive in un albergo a cinque stelle della rinomata località dolomitica. Lui prima ha lasciato dire; poi, ora che i tamburi hanno smesso di rullare, ha parlato: «Se c'è la mia famiglia a Cortina io la raggiungo. Pagando di tasca nostra credo non ci sia nessuna colpa: nulla di cui giustificarsi. Secondo voi posso venire qui a restituire la contabilità di un menage familiare (chi paga la stanza, chi paga il ristorante, chi paga la spesa di viaggio)?». Autodifesa condivisibile nella sostanza, meno nella forma lessicale e grammaticale; ma questo, conoscendo il suo eloquio avventuroso, non sorprende. L’accusa che gli è stata mossa è però senza senso; una meschinità che dà l’idea di quanto talvolta sia gretta la lotta politica. Lui e la sua compagna possono fare ciò che vogliono dei loro soldi; come chiunque di noi. Possiamo criticarlo per le sue innumerevoli colpe politiche e di governo, non per come e dove trascorre tre giorni di vacanza. (Per favore: nessuno tocchi la deliziosa Olivia, che ha il solo torto di essere innamorata del Contegrillo).

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