G li irriverenti spiegavano la longevità di Elisabetta II con la sua gran paura di lasciare il regno in mano al figlio Carlo. E invece a detta di tutti le prime mosse del nuovo re sono state dignitose e azzeccate. Certo, hanno provato a fargli perdere la pazienza dandogli da firmare in mondovisione due pergamene da un ettaro ciascuna squadernate su un tavolinetto da tè, con tanto di inutili portapenne frapposti tra la mano e il foglio, e poi facendogli il celebre scherzo della stilografica che non scrive ma sporca la mano, però per i primi due giorni Charles ha tenuto botta. Ma arrivati al terzo eccolo qua: mentre giornalisti e tributaristi di mezzo mondo spiegavano che il nuovo re è l’unico inglese che non paga la tassa di successione, lui licenziava i cento collaboratori che lo assistevano nelle sue mansioni di principe di Galles. E con una mossa sola ha costretto tutti a chiedersi: A) perché si dovessero mettere in cento ad aiutarlo a non far nulla; B) perché inaugurare un regno creando cento disoccupati mentre diventi straricco.

Eppure Carlo ha un gran patrimonio genetico, ha avuto un’educazione eccellente, ha viaggiato, ha frequentato gente stimolante: non può essere ottuso come sembra, se fa così il motivo dev’essere un altro. Saranno questioni politiche o magari edipiche, ma quest’uomo dev’essere repubblicano.

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