N on è tutto Orro quel che luccica. Brilla anche Paola Egonu, protagonista (con Alessia, gioiello di Narbolia) dell’oro con una erre sola nel volley alle Olimpiadi. Malgrado tutto Egonu risplende quanto la medaglia. Malgrado cosa? Il solito, insipido generale che una medaglia, foss’anche di cartone, non ha mai conquistato sul campo. Invece le pallavoliste sì. Vannacci ricorda che la pelle bianca è diversa da quella nera (candidandosi dunque al Nobel per la scienza) e che «i tratti di Egonu non rappresentano l’italianità». Proprio come lui, ma nella sua interezza. Così sparlò un paracadutista della politica, calato all’Europarlamento da Salvini. Myriam Sylla da Ballarò-Palermo, compagna di squadra e di origine africana di Paola Egonu da Cittadella, è una schiacciatrice. Infatti ha schiacciato Vannacci: «Non m’importa quello che dice, io ho la medaglia al collo e ne vado fiera». Un epitaffio al disvalor militare. E pure civile.

Però, dai e dai il murale che ritrae Egonu davanti al Coni a Roma è stato deturpato da vandali durante la notte, tanto per essere ancor più vigliacchi. Non siamo più alle sciocchezze di un generale, che ispirano: è più grave. Il razzismo è complesso, nel senso che affligge individui che hanno un complesso, ai quali nessuno mai dà medaglie. Quella d’oro a Egonu e Sylla della Nazionale italiana, la riconosce il mondo intero. Brucia, eh?

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