G iovani d’oggi: diversi, ma non tanto da quelli di ieri. Diversi solo perché è diverso il mondo in cui vivono. Hanno a disposizione mezzi e apparati tecnici che moltiplicano le loro potenzialità consentendogli di comportarsi, a seconda delle inclinazioni, molto meglio o molto peggio dei loro coetanei di una volta. I ragazzi di ogni tempo sono legati al mondo in cui vivono e ne interpretano umori e malumori esasperandoli. Oggi come ieri, gli adulti del potere e del contropotere se li contendono e li strumentalizzano. Loro lo intuiscono, i più smaliziati lo sanno; ma stanno al gioco perché quel gioco gli piace e qualcosa gli rende. Ieri volevano salvare, ognuno a modo suo, la propria patria; oggi, nell’era della globalizzazione, vogliono salvare la Terra. Ideali nobili, quelli di allora quanto quelli di oggi. Nessuna generazione è migliore o peggiore delle altre. Ognuna è il frutto di quella precedente. Il bene e il male che esprimono stanno in quelle radici: i giovani di oggi sono nostri figli. Sbagliamo quando pretendiamo che ci imitino e uniformino ai nostri i loro pensieri e il modo di vivere. Non diamo retta a Platone, che 2.400 anni fa li espose al disprezzo degli adulti. Era già in età greve e mosso dal rimpianto della giovinezza perduta. Un incanto che quando svanisce può diventare invidia.

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