U na cosa strana dell’elezione del presidente della Repubblica è l’atteggiamento dei giornali: si comportano come se a leggerli fossero tutti gli esseri umani tranne i leader politici, che sembrano vivere e agire ignari di essere osservati come i pesci in un acquario.

Ricorda la convenzione teatrale che i commediografi indicano con la dicitura “a parte, rivolto al pubblico”: ovviamente l’attore sul palco, se gli funzionano i timpani, percepirà le parole dette dal suo antagonista (“Dannato vecchio, fingerò di essergli amico e poi lo sgozzerò…”) ma il suo personaggio no.

Perciò nei retroscena giornalistici è tutto un fiorire di “la vera carta coperta di Letta è il prof. Tizio, ma lo proporrà solo alla quinta votazione per spiazzare Salvini”. E il lettore, che prova un gusto un po’ infantile nel sentirsi messo a parte di queste raffinate profezie, si agita a disagio sulla poltrona e sussurra: “Zitto, che poi Salvini legge il giornale e l’effetto sorpresa va a farsi benedire!”. Soprattutto se Tizio è un nome decente o almeno innocuo, e quindi tutti o quasi vorremmo vederlo eletto e non infilzato su un veto.

Se questa è la cosa strana, quella buffa è che mentre i giornali si comportano come se tutto il mondo li leggesse a parte i leader, generalmente a leggerli sono rimasti i leader. E il resto del mondo se ne infischia sempre più.

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