Leosferatu
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L ’ idea che dietro un volto glamour ci sia un retroscena malvagio funziona sempre. È ciò che spinse milioni di italiani ad abbracciare un colpevolismo insensato quando Tortora fu accusato di essere un boss della droga. Quindi saranno in molti a pendere dalle labbra della cantante messicana Elán, che dice sui social di aver lasciato in fretta e furia una festa di Leonardo DiCaprio perché a questi party succedono cose strane e «quando il sole tramonta, tutti diventano un po’ come zombie o vampiri».
Ok, ora però servirebbe qualcosa di più concreto, tipo una foto di Leo con una zero venti di sangue. Altrimenti si potrebbe pensare che Elan sia impressionabile: alla fine pure noi, nelle nostre serate tutto fuorché hollywoodiane, qualche nosferatu lo incrociamo. Vampiri che ti succhiano attenzione ed energie mentali, più che sangue, e quindi più pericolosi. Sono quei commensali dall’aria innocua che all’improvviso, senza aspettare la mezzanotte, estraggono il telefonino e ti infliggono la gallery del loro nipotino/cagnolino/gattino/soufflé.
Quanto agli zombi, quanti ne abbiamo visto da ragazzi che al mattino traducevano dal latino o studiavano diritto privato, e dopo il tramonto camminavano rigidi emettendo suoni inarticolati, le braccia annaspanti nel vuoto, lo sguardo assente? I mirti viventi, li chiamavamo. E non si spaventava quasi nessuno.