I l nostro Amato ex è tornato. Ex presidente del Consiglio, ex presidente della Corte costituzionale, ex ministro, ex sottosegretario, ex craxiano, ex ladruncolo a fin di bene dei conti correnti di ricchi e poveri, ora è anche ex Dottor Sottile. L’appellativo non gli spetta più. Se l’è giocato, insinuano i maligni, per fare un dispetto al governo attuale, che lui non ama: avrebbe tentato grossolanamente di infoltire la zizzania che infesta i rapporti tra Meloni e Macron. Disponendo di una cerbottana ha creduto di poter lanciare un missile. Qualunque sia il fine vero della riesumazione della tragedia dell’aereo Itavia precipitato nel mare di Ustica, non si ravvisa nelle sue esternazioni la contorta logica bizantina del vecchio Dottor Sottile. Quell’epiteto se l’era guadagnato scomponendo ogni problema in cento problemi. Dopo un suo intervento il certo diventava incerto, il naturale artificiale, il lineare complesso. E lui, compiaciuto del nobile appellativo, camminava levitando sul tappeto rosso del transatlantico di Montecitorio. Duns Scoto, cui veniva accostato, era stato nell’Alto Medioevo il più raffinato dei filosofi del suo tempo, un personaggio unico e irripetibile perché, scrissero i suoi discepoli, «individuo diverso da tutti gli altri della sua specie». In questo, il nostro Amato Giuliano, molto gli somiglia.

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