R iassuntino per chi nei giorni scorsi si fosse occupato di cose più serie, che non mancano. L’indomabile presidente dell’Associazione italiana editori, Ricardo Franco Levi, avverte Carlo Rovelli che non è più gradito come rappresentante dell’Italia alla Fiera del libro di Francoforte: al concertone del Primo Maggio il fisico ha attaccato il ministro della Difesa e Levi non vuole rischiare il bis di un incidente tanto grossier. Servo della maggioranza!, gli urlano molti e qualificati opinionisti. Ma chi lo conosce?, replica la maggioranza (ministro in testa) smentendo di aver voluto o anche solo gradito la punizione per lo scienziato. Faccia la cortesia, sussurra infine la stessa Aie al suo presidente, reinviti Rovelli. E Levi manda una seconda lettera che in sostanza dice: ops, se non l’ha già letta cancelli la mia mail precedente, ci vediamo a Francoforte. Tutto ciò premesso, ieri Levi alla sua prima uscita pubblica dopo questa imbarazzante storiella l’ha così commentata: “S’impara anche dagli errori. Ho frainteso la sua partecipazione, gli errori si fanno e si pagano le conseguenze in termini di figuraccia. Ho letto che parteciperà, sono felice”. Ok, ma “si impara” che cosa? “Si pagano le conseguenze” in che modo? A che serve essere un uomo di lettere se poi non si riesce a trovare neanche quelle 9 che bastano per scrivere “mi dimetto”?

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