La terra rubata
Caffè Scorretto
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“N on possumus”. Il “non possiamo” alle pale eoliche è un mix dove tra autonomia negata e dimenticata, brutture e svantaggi trova spazio un altro elemento, terra terra vien da dire: il consumo di suolo. L’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, certifica che fino al 2022 in Sardegna sono stati asfaltati, cementificati e comunque sacrificati 80.582 ettari, pari al 3,34 per cento del territorio regionale; terre strappate all’agricoltura, alla pastorizia, al verde, all’ambiente. Nel solo 2022 sono stati consumati 537 ettari. Ormai si viaggia a una velocità pazzesca, 2,4 metri quadrati al secondo. La Carta nazionale del consumo del suolo riporta che gli impianti fotovoltaici a terra occupano 17.380 metri quadrati ai quali nel 2021-2022 ne sono stati aggiunti altri 243. I numeri urlano. Ai parlamentari, sindaci e amministratori regionali, il compito-dovere di ascoltare i sardi e dire prima che poi: basta. Il passato non è passato, errori ed omissioni pesano e non basta battersi il petto; le amministrazioni scontino la penitenza bloccando le strade alle ruspe manovrate da piani regolatori e urbanistici facilmente aggirabili con norme e regolamenti a maglie extralarge comodamente cavalcabili. Intanto i centri storici e i paesi continuano a morire, l’identità ad evaporare tra forti colpi di vento e altrettanti di sole.