La tappa a Canossa
Caffè Scorretto
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L uigi Di Maio col cilicio e il capo cosparso di cenere è un altro uomo. Più umano quando riconosce di aver esagerato colpevolizzando di brutto Simone Uggetti due minuti dopo l’avviso di garanzia. Avesse perlomeno atteso il processo e l’assoluzione in appello con formula piena dell’ex sindaco di Lodi si sarebbe risparmiato un umiliante viaggio a Canossa. Il perdono di Uggetti forse solleva Giggino ma non gli italiani interessati a capire se i pentastellati hanno messo da parte il populismo, il giustizialismo e la demagogia oppure se anche l’atto penitenziale in quel di Lodi sia l’ennesima giravolta per vedere l’effetto che fa. Per capire bisogna sapere se è stato superato il concetto suggestivo “uno vale uno” sbandierato in un festoso delirio elettorale che allora fece presa e oggi appare sempre più una presa per i fondelli. Sorvoliamo il trito confronto tra i politici di ieri che pur con mille difetti sapevano almeno stare a tavola e non pretendevano, come quelli di oggi, che di difetti ne hanno millanta, di usare la forchetta per consumare la minestra con risucchio. Piuttosto Di Maio e amici (vicini e sempre più lontani) riflettano sulla bambina statunitense di due anni entrata a fare parte del prestigioso “Mensa”, il club dei geni dove è ammesso solo chi tiene “‘na capa tanta” e mai chi la tiene “tanto tosta”.