U n aspetto della mediocrità è la supponenza. In una discussione politica la frase più usata del mediocre comincia con il classico “se fossi io” e continua con “il presidente del Consiglio”, “il ministro della Giustizia”, “il capo della Polizia”, “il capo dell’Europa” e persino “Papa Francesco”. Il mediocre ha sempre la ricetta in tasca. Ursula Von der Leyen è la preferita, non perché il presidente della Commissione europea molto spesso e troppo volentieri ci tira le orecchie, ma perché non gli va giù l’Europa come il presepe a Natalino in casa Cupiello. L’Ue alza i tassi per smorzare l’inflazione? Caso mai il contrario. Insiste per rivedere le concessioni balneari? Che comandi in casa sua. Si è messa in testa di farla finita con i bonus? Decidiamo noi perché prima di tutto siamo italiani. L’Europa ci chiede di votare il Mes, meccanismo europeo di stabilità? Non se ne parla perché c’è da parlarne: con comodo. Le scelte non sempre sono azzeccate ma gli onorevoli “se fossi io”, privi come sono del senso delle proporzioni oltre che del ridicolo, le avrebbero sbagliate tutte. Ricorda la storiella di un calzolaio che fa notare a un artista che ha appena scolpito una statua, di non aver eseguito a regola d’arte le scarpe. Lo scultore le rifà. A questo punto il calzolaio critica il naso, troppo grosso. Ma lo scultore: “Ciabattino non ti spingere oltre”.

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