M atteo Salvini in campagna elettorale tuonava: “aboliremo il canone Rai”. Il ministro e suo amico Giancarlo Giorgetti smentisce: macché, resta agganciato alla bolletta dell’energia elettrica. Salvini però è uno tosto: “pagare il canone per guardare i Fazio o i telegiornali di sinistra, anche no”. Scommetterei su Giorgetti che senza il canone sarebbe costretto a mettere mano alla cassa pubblica per sostenere la Raitivù, una delle poche aziende (forse l’unica) che non ha mai conosciuto la cassa integrazione e per la quale la crisi dell’editoria è solo un sentito dire. Se Giorgetti tiene ai conti, Salvini guarda i sondaggi che lo danno in calo e allora barra puntata sulla Rai, il canone e la sinistra. Dimentica che lo spazio informazione Rai è da tempo diviso scientificamente tra destra, sinistra e centro con grande pena del cittadino che all’ora dei pasti ha poca voglia di ritrovarsi con le consuete facce che gli ricordano promesse non mantenute, tasse e imposte esose, scandaletti vari e polemiche imbastite ad arte. Per spezzare la malinconia niente di meglio che un ricco servizio su un ricco matrimonio fallito, condito dai particolari rosa peperoncino e arricchito da insaziabili interessi per consolare l’insanabile astio. Al bilancio in perdita per i sentimenti, si pone rimedio con gli utili sul capitale.

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