L e parole ripetute tante volte perdono di significato e scivolano sulle spalle delle persone come pioggia sui vetri, dall’alfa della pace all’omega della ladroneria. Sarà faziosità ma quando si pensa ai ladri la mente corre a Tangentopoli, alla forza del racconto con i suoi eccessi e insuccessi. Oggi dal Veneto alla Sicilia le cronache ripropongono le stesse schifezze: peculato, concussione, scambio di voti, falsi e abusi vari che i cittadini catalogano come fatti naturali, inevitabili e scontati come la nebbia in Val Padana. Se dopo 34 anni nella sostanza niente è cambiato, il cittadino si chiede se ancora ha un senso scrivere, comiziare, partecipare quando tutto si riduce al bla bla bla, al cambio dei ballerini mentre la musica è sempre la stessa. Amarcord le guerre e le piazze contro l’Amerika che sparava ai vietcong: ratatata (Morandi). Mentre il Papa ogni giorno invoca la pace e i nipotini del ’68 scendono in piazza per la Palestina incassando botte e menefreghismo, l’italiano al massimo la pace la canta con Eros Ramazzotti “se bastasse una bella canzone per parlare di pace”. No, non basta. L’antidoto alla guerra è una cena ben organizzata: parola del ministro Francesco Lollobrigida. Al coro russo, ucraino, palestinese e israeliano che celebra Rossini “Andiamo, andiamo a tavola, si voli a giubilar”, il popolo risponde: “Portace n’artro litro”.

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