S i dice, e magari per distorsione ottica appare vero, che la Destra combatte battaglie di retroguardia. Mentre la Sinistra, che si è data la patente di progressista, si batte per conquiste migliorative. Nella realtà dei fatti, come nel caso della riforma Nordio sulla giustizia, le parti talvolta si invertono. La Sinistra ritiene che del nostro sistema giudiziario nulla vada cambiato; la Destra invece, avendo ricevuto il mandato popolare per farlo, ne ha modificato una parte rilevante allo scopo dichiarato di modernizzarlo eliminando la vaghezza di alcuni reati: come l’abuso d’ufficio, il traffico di influenze illecite, il concorso esterno in mafia, che sono così indefiniti da poter essere adattati, come spesso è accaduto, a teoremi d’accusa strampalati. E che dire delle intercettazioni a strascico che coinvolgono persone estranee all’indagine, ma ugualmente date in pasto all’opinione pubblica e ai social, che si eccitano come guardoni? La riforma Nordio rimette sui binari della civiltà giuridica il nostro ordinamento. La dichiarata opposizione della Sinistra è un’implicita approvazione della condotta troppo disinvolta delle toghe rosse, che con provvedimenti restrittivi arbitrari e sentenze creative, mirano a imporre un riequilibrio sociale secondo l’etica marxista. Dietro l’azione etica della toga rossa si profila l’ombra della polizia morale.

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