A lla gentile signora von der Leyen presidente della Commissione europea. Mi rivolgo a lei perché ha certamente letto e approvato le «linee guida per la comunicazione inclusiva interna» dell’Ue, quel discusso documento che ha provocato un terremoto lessicale e ha destabilizzato certezze millenarie di storia e di fede. Lei però, al contrario di altri, non ha da temere per la sua identità anagrafica. Se si chiamasse Maria il suo nome sarebbe politicamente scorretto, irrispettoso di indefinite sensibilità. Sarebbe una provocazione. Maria, Giovanni, persino Babbo Natale sono considerati offese a islamici, buddisti, induisti, animisti e atei. I suoi genitori, gentile Signora, sono stati accorti e preveggenti chiamandola Ursula: Piccola Orsa, Orsacchiotta, nome vezzeggiativo che la rende simpatica anche senza conoscerla. Mentre le scrivo apprendo che l’Ue ha ritirato il documento-bavaglio. La commissaria Helena Dalli, che ne è promotrice, minaccia però di presentarne una versione riveduta e, a suo dire, «meglio adeguata allo scopo». Attendiamo. Intanto, saltando l’equivoca festa del Natale, facciamoci gli auguri di buon anno. Ma non Anno Domini, ossia del Signore. Alla cinese è più inclusivo: anno della scimmia, del cane, della tigre. Oppure, come molti italiani sperano, di nuovo l’anno del Drago.

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