La cruna dell’ago
L ’acqua va sempre al mare. Per le banche e le grandi aziende milioni a palate: l’Unicredit a metà anno superava i 5 miliardi di utili e Intesa San Paolo i 2. Monte Paschi Siena ha ripreso a macinare: 333 milioni. Moncler: 1,2 miliardi, più 11 per cento rispetto al semestre 2023; Italgas, utile netto pari a 241 milioni di euro, in crescita del 13 per cento. E così via. Aggiornando l’antico aforisma: i conventi sono ricchi e gli amministratori, in proporzione, altrettanto. Pagano le tasse? Certo. Diamo anche per scontato che chi più ha più dovrebbe pagare per dare una mano a chi ha meno del meno. Giorgia Meloni ci aveva provato introducendo con un decreto legge la tassa sui cosiddetti “extraprofitti” delle banche che avrebbe portato 2 miliardi alle casse dello Stato entro il 30 giugno 2024. Non è andata così, in Parlamento la maggioranza ha fatto marcia indietro e i miliardi extra profitto li ha incamerati chi li aveva prodotti, le banche. L’idea però ha superato i confini. I governi di Francia e Brasile hanno proposto ai ministri dei venti Paesi più ricchi del mondo di tassare del 2 per cento i patrimoni superiori ai cento milioni di dollari. Incasso spaziale: 680 miliardi di dollari all’anno da spendere per l’ambiente, la sanità, l’assistenza. L’idea è buona ma, come il cammello della parabola, i super ricchi dovrebbero passare nella cruna dell’ago.