La breccia
Caffè Scorretto
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L a storia dei due dipendenti che hanno fatto causa allo Ior dopo essere stati licenziati perché si erano sposati tra loro è più interessante di quel che sembra.
A prima vista fa sorridere che il braccio finanziario del Vaticano cacci qualcuno per essersi unito in matrimonio (intendiamoci: roba etero, tradizionalissima) visto che uno dei pallini della Chiesa è la famiglia classica, mentre uno dei suoi crucci è proprio il fatto che sempre meno coppie scelgano le nozze, e sempre di più optino per una convivenza informale. Però va detto che questo divieto vige in molte istituzioni, anche perfettamente laiche, ed è dettato dall’esigenza di impedire favoritismi interni, rapporti di colleganza rinforzata che vadano a scapito del business e della trasparenza. E allora l’elemento più interessante è che la coppia in questione abbia scelto di sposarsi per regolarizzare amministrativamente una lunga e consaputa relazione sentimentale. Quindi due dipendenti dello Ior non si possono sposare, ma se sono pubblici concubini (o per drammatizzare un po’ meno: pubblici coinquilini) non è un problema. È ipocrisia? O vuol dire che alla fine le coppie di fatto, le unioni un po’ casual senza burocrazia né sacramenti, hanno fatto breccia nella cittadella di Pietro, non a caso nel tratto tradizionalmente più laico e mondano dei suoi muraglioni, quello finanziario?