N on si può impedire a un giornalista di avere idee politiche. Come tutti, i giornalisti votano, hanno preferenze, simpatie, odi e amori. Ma è anche vero che, è la mia opinione, un giornalista con in tasca una tessera di partito o militante in una o nell’altra parte politica non faccia un buon servizio alla causa dell’informazione. Questo perché al lettore o all’ascoltatore non è ben chiaro sino a che punto quello che dice sia frutto di un ragionamento sulle notizie su cui è chiamato a commentare o della propria passione (o avversione) politica. Insomma, non mi piacciono i giornalisti con in tasca la tessera numero 1 di un partito. Quando si fa informazione bisogna fare uno sforzo supplementare, se non di obiettività, almeno di serenità. Il lunedì dello scrutinio delle Regionali in Lombardia e Lazio, elezioni vinte a mani basse dal centrodestra, ho assistito a una straordinaria performance nella consueta “Maratona Mentana” su La7. Un giornalista dell’Huffington Post si è esibito nella bizzarra teoria che la vittoria del centrodestra nel Lazio avrebbe acuito le divisioni nel centrodestra stesso. Magra consolazione per un giornalista ultra schierato. E perciò incredibile (nel senso di poco credibile).

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