N ei giorni scorsi un lancio di agenzia informava che Umberto Bossi ha ricevuto un biglietto di ringraziamento da Buckingham Palace per le condoglianze espresse alla regina in morte del principe Filippo.

Di per sé la notizia non è clamorosa: il protocollo di sua maestà britannica è impeccabile per definizione, figurarsi se non risponde.

La curiosità casomai la suscita il biglietto di Bossi. Lo avrà scritto in inglese? Avrà scelto una formula standard tipo certe necrologie condominiali (“Gli inquilini della scala A, distintamente rammaricati...”) oppure ci avrà messo del suo?

Lo avrà scritto in una saletta del Senato o in un tinello lombardo? Si potrebbe andare avanti a lungo, giocando sulla canotta che rende omaggio al tweed, ma in realtà il gesto ingenuamente beneducato dell’Umberto suscita più un sorriso di simpatia che un sogghigno. Sarà perché il declino e gli acciacchi lo hanno ammansito o perché in qualche misura questo è successo anche a noi? Politica viene da polis, cioè città: possibile che l’unico angolo della polis dove ci si può riconciliare, o almeno parlarsi senza odio, siano le panchine dei giardinetti?

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