I l salario minimo non piace alla destra perché sa di piattume sovietico ma non è “comunista” perché 9 euro (lordi) a ora sarebbe da capitalisti, ergo sfruttatori. In attesa che la politica riscopra giustizia e buon senso, i dati indicano la strada. Dicono che un milanese dipendente del settore privato lavora quasi 2 mesi in più all’anno rispetto al collega oristanese o nuorese e poco meno di un mese del cagliaritano. Domanda: lombardi stakanovisti, sardi scansafatiche? No, nelle Isole si lavora quanto al Nord ma oltre al diverso peso dei settori (tra il turismo e il credito c’è un abisso) lo si fa troppo spesso in “nero”. Tradotto in euro il milanese incassa una retribuzione media giornaliera del 35 per cento più alta rispetto al sardo, 124 euro contro 69. I contrattualizzati nella media sono un tantino sotto il salario minimo ma gli “sconosciuti” all’Inps e all’Ufficio del lavoro, più di 3 milioni in Italia, viaggiano parecchio al disotto. Il sistema oltre a penalizzare i lavoratori sottrae al Fisco 40 miliardi all’anno costringendo coloro che già pagano molto o abbastanza a pagare sempre di più. Il governo ogni anno si limita a deplorare la “vergogna nazionale” dell’evasione che impedisce di sistemare i conti e ridurre le tasse. Un discorso vecchio e non c’è proprio aria di redenzione. Più che il salario minimo irrompe il massimo salasso.

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