D evo tornare su un argomento che ho trattato una settimana fa. Devo farlo perché il mio pessimismo sulla sorte di un Occidente in declino si è attenuato. L’affirmative action (discriminazione positiva), quella civilissima norma a favore delle minoranze socialmente svantaggiate, è stata purgata dalla Corte suprema americana. Non ne viene disconosciuto il valore; ne è stato però censurato il metodo applicativo. Nata per sostenere le minoranze etniche sfavorite, per ragioni di lotta politica gli effetti dell’affirmative action sono stati estesi a categorie che non hanno necessità di essere aprioristicamente difese. Tra gli svantaggiati, che dovrebbero essere soltanto quelli che tali sono per loro natura, sono state inserite tipologie di persone che non hanno bisogno di particolari tutele e che invece beneficiano di agevolazioni a danno di chi è più meritevole. La Corte ha censurato il metodo woke e i suoi derivati. Basta ingiustizie - ha sentenziato - a danno dei più abili per favorire i meno capaci. Come quelli inseriti in quote rosa, verdi, viola o arcobaleno: un sistema che, adottando un criterio ideologico di classificazione, mortifica competenze e valori. É un sintomo di rinsavimento, che viene da dove l’impazzimento è cominciato. Forse è l’inizio della fine della maniacale autoflagellazione dell’Occidente.

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