C ristoforo Colombo forse se la scampa. Forse. Giorgia Meloni, ci sta mettendo del suo per sottrarlo all’indegna fine decretatagli dagli iconoclasti della demenziale cancel culture. I talebani americani, che si dichiarano progressisti, ne hanno decapitato o abbattuto le statue in diverse città degli Stati Uniti nel silenzio-assenso di sindaci, governatori e autorità federali. Biden compreso. Lo ritengono il prototipo dell’uomo bianco imperialista e colonialista, un vagabondo dei mari, che andando alla ricerca delle Indie trovò l’America. Vi si fermò senza permesso di soggiorno e ora, dopo un processo tardivo di oltre cinque secoli, lo hanno condannato all’espulsione: non disponendo delle spoglie, soltanto in effigie. In questo clima di contestazione Giorgia Meloni, a New York per partecipare all’assemblea dell’Onu, ha reso omaggio al grande navigatore genovese. Accompagnata dalla delegazione italiana ha posto una corona alla base della statua che lo raffigura al centro del Columbus circle. È stato un gesto d’orgoglio, significativo e polemico, un chiaro messaggio. Che gli integralisti dell’anticultura, ora che la sbornia ideologica è in parte smaltita, hanno recepito. Per riabilitarlo gli conferiranno l’onore di «primo dei migranti sbarcati in America»: una pirlata all’americana. Tanto per usare un eufemismo.

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