Il pensiero unico
L a nostra libertà di pensiero ansima. Le stanno togliendo l’ossigeno e lo spazio vitale. Su alcuni temi è vietato esercitarla. C’è chi lo fa per tutti e, sostengono i benpensanti integrati, questo deve bastare. L’imposizione del pensiero unico ha demolito il vallo di protezione che la democrazia erige a tutela della libertà del singolo cittadino. Alcuni temi sono stati sottratti d’ufficio alla dialettica, che è l’arte di ragionare argomentando, tanto cara a schiere di filosofi da Platone a Hegel. A imporre le regole non è la maggioranza politica, ma un’élite intellettuale organica a ideologie che si definiscono progressiste. Il progressismo, parola dal significato ambiguo perché manipolata ad arte, è la testa d’ariete della filosofia politica della sinistra internazionale. In suo nome è in corso una revisione degli antichi valori morali sostituiti da nuove dottrine, che implicano la purga del linguaggio e della storia. Se ne pretende una totale e acritica adesione pena l’esclusione, anche fisica, dal circuito civile. Bisogna spegnere il cervello e lasciarsi andare al flusso della corrente. Dissentire, obbiettare, opporsi esponendo idee diverse da quelle della classe dominante porta pericoli e confusione sociale. Il pensiero unico, invece, porta pace, tranquillità, ordine. E il rigor mortis della libertà.