S ulle prime le foto della donna bionda che affianca Putin in ogni circostanza, di volta in volta vestita da pompiere, da veterana del fronte ucraino o da fedele ortodossa col capo velato, strappano un sorrisetto incredulo. Ti chiedi se è possibile che un regime che non tollera contestazioni e dissidenza poi si esponga agli sghignazzi, affiancando all’uomo forte una specie di playmobil che cambia look a seconda della balla da propinare. Possibile che in Russia su 143 milioni di abitanti ci sia penuria di figuranti?

Poi scatta l’alert mentale di quando ti sembra di semplificare troppo: che cosa ci sarà dietro? Quale messaggio sta mandando Putin, e a chi? Sta provocando l’Occidente, e inscena un teatrino smaccato per dimostrare che dell’opinione pubblica democratica se ne infischia? Oppure è un messaggio interno, per far capire ai residui oppositori che lui fa quel che vuole tanto il popolo gli crede quia absurdum? Oppure il potere è uno stupefacente così forte che ti fa tuffare nel ridicolo perché nessuno osa più nemmeno sorridere di te? E continui a interrogarti e a fare ipotesi sempre più sofisticate, perché nemmeno un anno di guerra è bastato per capire che un regime può essere goffo e feroce, imbranato e pericoloso. Ma allora il pagliaccio sanguinario di “It” perché ci fa tanta paura, se quando ce lo troviamo davanti neppure lo riconosciamo?

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