La Ferrari a rotelle
Caffè Scorretto
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P lauto, quando tra la fine del terzo e l’inizio del secondo secolo avanti Cristo scrisse la sua esilarante commedia “Miles gloriosus”, tratteggiò con preveggenza sorprendente un similritratto di Conte Giuseppe, il politicus gloriosus che, mutatis mutandis (tanto per continuare con il latinorum), oltre 2200 anni dopo delizia oggi l’Italia con le sue vanterie. Pirgopolinìce, il personaggio plautino, è un millantatore vanaglorioso noto per le sue colossali spacconerie. È un soldato fanfarone che racconta mirabolanti azioni militari da lui compiute. Si vanta di essere stato il protagonista invincibile di azioni guerresche, di avere ucciso nemici e belve, di avere schiantato con un pugno un elefante. Ritiene di essere sempre nel giusto: come il Conte Giuseppe, che mitizza sé stesso. In sintesi. Alcuni giorni fa ha detto: vi ho lasciato una Ferrari, ora avete una vecchia utilitaria. La vanagloria gli offusca i ricordi, che è bene rinverdirgli. Emulo di Pirgopolinìce, negato in aritmetica, l’ex avvocato del popolo ha sbagliato i conti: con il reddito di cittadinanza ai nullafacenti e il superbonus al 110 per cento ai benestanti ha aperto una voragine nelle casse del Tesoro. Menandone poi vanto. Ora l’ennesima spacconata: nel garage di Palazzo Chigi, invece della millantata Ferrari, c’erano duecentomila banchi a rotelle da rottamare. Il miles gloriosus è impenitente.