U n giorno di molti anni fa intorno a mezzogiorno sognai di sognare. Era un metasogno: sogno nel sogno. Di giorno i sogni si fanno a occhi aperti, sono reali, hanno consistenza. Così era il mio. Avevo la sensazione di non essere più umano ma transumano. Addirittura postumano. Non avevo più i limiti della mia natura terragna, mi sentivo sicuro, avvertivo una potenza fisica e psichica che mi consentiva un dominio sulla natura. Non ricordo come il metasogno finì, ma quella percezione di forza e stupore ogni tanto sopraggiunge alla mia coscienza. È accaduto anche qualche giorno fa quando ho appreso che il signor Mattia Coffetti, 35 anni, un informatico di Brescia, fa cose strabilianti grazie a cinque microchip impiantati sottopelle: con un gesto apre porte e finestre, attira a sé i metalli, autentica i dati bancari, illumina le sorgenti elettriche, migliora e supera molti aspetti imperfetti della sua condizione umana. Sono i primi vagiti di una nuova creatura ibrida: carne, sangue, nervi e microchip. Le previsioni visionarie del transumanesimo e del postumanesimo, movimenti culturali e scientifici con sorgenti nella tecnica e nella cibernetica, s’inverano. Ci siamo: l’uomo del futuro si aggira tra noi. É un essere umano non umano, fantascientifico ma reale. Se questo non è il sogno del demonio allora è un metasogno.

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