G iuseppe Conte non è mai stato un grillo. Lo disse da presidente del Consiglio dei ministri per apparire equidistante dai partiti delle coalizioni antitetiche dei suoi due governi. Rimasto senza casa dopo un triennale soggiorno a Palazzo Chigi, cercò e trovò alloggio nell’ospitale dimora dei Cinque stelle. Il ruolo di pensionante però gli stava stretto. Con il suo prestigioso passato di avvocato del popolo pretese e ottenne la carica di presidente e amministratore del condominio. Gli faceva ombra un certo Gigi Di Maio, occasionalmente ministro degli Esteri. Lo minacciò di esclusione dalle liste elettorali e lo costrinse alla fuga. Con lui se ne andarono sessantadue compagni d’armi e altri sono pronti a seguirlo. Sono molti i grilli orfanelli in cerca di adozione. I motivi del fuggifuggi sono di meschino interesse: stipendio, pensione, pagnotta. Per dimostrare che ancora esiste, Conte va all’assalto del Drago; ma poi, bastonato, s’accuccia. Il suo esercito si sta riducendo, la prossima campagna militare si prevede disastrosa. Nel suo futuro balugina l’incarico di liquidatore della premiata ditta Casaleggio & Grillo. «Erano dieci piccoli indiani … e poi non ne rimase nessuno» (giallo di Agatha Christie). «Erano cinque piccole stelle … e poi non ne rimase nessuna» (memoriale di Giuseppe Conte).

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