A ddì 9 luglio 2023. Il Tg1 apre l’edizione delle 13.30 con una notizia bomba, più bomba delle bombe a grappolo che Biden, nello stesso giorno, ha deliberato di donare graziosamente a Zelensky. Compare a tutto schermo la faccia gongolante e stralunata di Amadeus. Occhi a palla, rivela: «Domani esce il regolamento del settantaquattresimo festival di Sanremo. In esclusiva per il tg1 ecco alcune anticipazioni». Dopo un attimo di sconcerto esultiamo. L’annuncio è rassicurante. Sottintende che nel mondo niente di più tragico di questa tragicommedia è accaduto nelle ultime ventiquattro ore. Niente di più importante di quella minacciata overdose di euforia telecomandata. Batteremo ogni record, promette Amadeus. Aspettiamoci quindi, dopo quella ieratica di Mattarella, la presenza pastorale di Bergoglio; dopo uno Zelensky virtuale un Putin in carne e ossa. Prepariamoci al gran varietà. Che sarà, come ormai da anni, rispettoso dell’ideologia woke, fintamente trasgressivo, forzatamente inclusivo, sessualmente incerto, ultraecologico, politicamente corretto. Con qualche sermone buonista e una calcolata dose di lacrime. Per la Rai l’anno comincia e finisce con il Festival di Sanremo. È il suo Capodanno, la festa delle feste. Dura cinque giorni durante i quali ciò che avviene nell’orbe terracqueo conta meno di una canzonetta.

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