Il futuro lento
Caffè Scorretto
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E insomma è nata una stella. Nei giorni scorsi nell’Oxfordshire il reattore europeo Jet ha prodotto energia per 5 secondi sfruttando la fusione nucleare; il cuore rovente delle stelle, appunto.
Per ora siamo a livello simbolico: la stella made in Europe produce meno energia di quanta ne consumi, un po’ come quei maledetti snack dietetici che contengono meno calorie di quante se ne brucino per ruminarli fino all’ultimo truciolo. Però quei 5 secondi sono un inizio entusiasmante, se ieri Paola Batistoni dell’Enea spiegava a Repubblica che nel 2050 si potrà illuminare una città con l’energia – tanta, economica e pulita – prodotta dal nucleare dal volto rassicurante. Un’indipendenza energetica che dalle nostre parti neanche un visionario come Mattei aveva osato immaginare.
Non serve fare i negazionisti per partito preso e quindi fidiamoci. Il fatto è che al 2050 manca troppo tempo e troppo poco. Troppo se consideriamo i danni irreversibili generati quotidianamente dai combustibili fossili. Troppo poco per spiegare con garbo a Russia e Arabia che gas e petrolio non serviranno più e quindi dovranno trovarsi altri clienti o un altro lavoro. Troppissimo se per convincere russi e arabi dovremo tenere in servizio fino al 2050 i leader che hanno più cordialità con gli uni e con gli altri. Sono entrambi Mattei, ma era meglio l’originale.