I l problema dei migranti è come un fiume carsico. Ogni tanto finisce sotto terra e poi riemerge. Ma solo per farne argomento di polemica politica, non per risolverlo. In Francia lo utilizzano come una clava per faide interne, i maggiorenti europei ogni tanto si lanciano in frasi di circostanza: “Bisogna trovare una soluzione complessiva”, “Non si può lasciare l’Italia sola”, bla bla bla. Decisioni operative: nessuna. O meglio, la Francia chiude il valico di Ventimiglia, la Spagna ributta a mare chi tenta di arrivare dalla vicinissima Africa. E gli Stati Uniti? Cessata l’emergenza Covid, i diseredati del Messico che sognano una vita meno grama hanno ripreso a premere sulle frontiere di Texas e California. Da Washington è arrivato l’ordine: «Da qui non si passa». Non lo ha impartito il reazionario Donald Trump ma il democratico Joe Biden. E il Congresso ha approvato un nuovo finanziamento per rafforzare il muro tra Usa e Messico. Da Firenze arriva un’altra storia poco edificante. Una classe di un istituto alberghiero è andata in gita scolastica. Tutti tranne uno studente disabile, lasciato a casa perché “antiestetico”. Lapidaria la mamma del ragazzo: «La verità è che il fattore estetico in questa società ha una valenza troppo forte». L’inclusione è un miraggio, dal Texas alla Toscana passando per le civilissime Francia e Spagna.

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