P ochi, divisi, orfani e se non fosse per la loro radio pure afoni, i radicali continuano a dare un contributo di iniziativa politica meravigliosamente sproporzionato. L’imputato volontario Marco Cappato ha costretto a mani nude la giustizia e la politica a puntare lo sguardo sulla libertà di morire dignitosamente, mentre Riccardo Magi ha fatto passare in Parlamento un emendamento rivoluzionario, che consente di aderire con la posta elettronica certificata - con un clic, dicono i banalizzatori – alla raccolta delle firme per i referendum. Ora che quello sulla cannabis ne ha raccolto una marea in poche ore, questa frizzante novità preoccupa molti: c’è chi obietta che la soglia delle 500mila firme appartiene all’Italia del dopoguerra, molto meno popolata, e c’è chi teme un’inflazione di quesiti. Tutto sensato, ma per alzare il tetto delle firme andrebbe cambiata la Costituzione (non è facile: citofonare Renzi) mentre sui quesiti resterà il vaglio di ammissibilità preventivo. Poi c’è un’altra obiezione: la scelta politica via pec penalizza i più anziani, meno informatizzati dei giovani. È vero, ma vorremo almeno lasciare questo vantaggio a chi si affaccia su un mondo già impoverito, inquinato e infeudato da noi? Facciamo come nei condomini: chi ha più millesimi di futuro abbia pure più voce su come rendere giusto e libero questo Paese. Va bene un clic: il tempo stringe.

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