T iri Mancini: era questo il titolo dominante nelle prime pagine dei quotidiani sportivi del 14 agosto. Si riferiva alle dimissioni del commissario tecnico della nazionale maschile di calcio, all’anagrafe Mancini Roberto. Le aveva date ventiquattr’ore prima proprio nella giornata internazionale dei mancini. Sorprendente coincidenza. Il più celebre mancino del football è Maradona, che trasformò la mano del diavolo nella «mano de Dios» quando col pugno sinistro segnò il gol che permise all’Argentina di battere l’Inghilterra nel 1986. La decisione inattesa del Ct è stata un colpo di tacco spiazzante, come le sue giocate di classe quando calcava l’erba degli stadi. Da un gentiluomo -tale finora tutti lo reputavano- non ci si aspettava che all’improvviso mollasse la baracca azzurra e i burattini, azzurri anch’essi, in mezzo al guado periglioso delle partite di qualificazione del campionato europeo. Ha detto che a prendere la decisione lo hanno indotto «motivi personali». Non abbiamo dubbi: lo sarebbe, se fosse vero, anche un ingaggio di milioni di petrodollari per allenare la nazionale dell’Arabia Saudita. Ferragosto è passato, le stelle sono cadute insieme ai desideri inappagati di quei pedatori che hanno atteso invano la chiamata dello sceicco. Follie sotto il solleone. L’estate pazza del pallone e del meteo continua.

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