Il chierico vagante
Caffè Scorretto
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C ’erano una volta la Dc e il Pci. Partiti distanti e distinti: uno di ispirazione cattolica, l’altro di fede marxista. Il primo guardava a occidente in casa Usa, il secondo a oriente in casa Urss. I democristiani erano più di sacrestia che di chiesa: profumo d’incenso, effluvi di bordello, acqua benedetta e acque reflue. Anche il Pci era una chiesa con sacerdoti, diaconi e sacrestani: una gerarchia che garantiva assetto e ordine. Sui rossi vigilava Peppone, sui biancofiore don Camillo. Il controllo dei voti avveniva in parrocchia e all’osteria. All’inizio i due partiti furono alternativi; poi, parafrasiamo Aldo Moro, si incamminarono su strade parallele convergenti. Trovarono accordi di pacifica convivenza spartendosi posizioni di potere e di governo. Nello tsunami giudiziario di Tangentopoli affogò la Dc, sotto le macerie del muro di Berlino fu seppellito il Pci. Sui resti di entrambi fiorirono querce, ulivi, speranze e sigle. L’ultima si chiama Pd, un contenitore di democristiani di second’ordine scampati al naufragio e comunisti né duri né puri sopravvissuti al crollo della casa madre sovietica. Dalle catastrofi, si sa, si salvano i moscerini non i vertebrati. Scomparsi i vecchi sacerdoti, al loro posto cantano messa i seminaristi. Il chierico vagante Enrico Letta sta officiando quella funebre.