S i chiamano sedute Statutarie. Sono due all’anno, perché appunto lo Statuto autonomo sardo le prevede come obbligo. Però il Consiglio regionale non ha messo da parte un “pezzo forte” per onorare l’appuntamento dell’altro ieri, preferendo invece darsi all’ippica. Di questo, si è discusso in aula.

Un tema ordinario, insomma, per un Consiglio regionale che mai è stato straordinario: l’Italia ha riaperto da tempo dopo la pandemia, ma in via Roma vige ancora il lockdown di pensieri, parole e opere. Ma ci si rifà con le generose omissioni. E proprio ieri, forse per armocromia, è stata presentata una proposta di legge sull’allevamento delle lumache che suona involontariamente autobiografica.

Che in questa legislatura l’Assemblea, più che statutaria, sia stata statuaria in quanto immobile, è un fatto: la produzione è stata assai scarsa, e sì che per il secondo quinquennio si ritrovano al massimo in sessanta se nessuno marca visita, non più in ottanta, quindi meno consiglieri che intervengono e lavori dell’aula più spediti. Ma non recapitati, non a questo giro.

Per l’Aula è notte fonda, benché il proverbio stabilisse che proprio la notte porta Consiglio, non il contrario. Ma in via Roma tutto è ammesso, specialmente ai saldi: quelli della fine di una stagione mai veramente iniziata.

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