M ario Draghi come il profeta Isaia grida nel deserto: ci aspettano giorni difficili. Una parte fa spallucce e se la ride, si attesta nella roccaforte dei diritti e trascura i doveri, immaginarsi i sacrifici. In fondo piccoli: usare la bici più dell’auto, spegnere le luci, non sprecare acqua e cibo, non spingere a palla l’aria calda o quella condizionata. Poi si vedrà. È giusto che il Governo e le Regioni facciano di più e meglio lasciando perdere i lamentosi di professione. Ma è altrettanto giusto che ognuno faccia il suo: cittadini, parlamentari, amministratori. Tutti. Non esiste che ci sia ancora chi pensa che in questi ultimi anni niente sia successo e non avverta quanto vada scombinandosi questo pazzo mondo. Dorme sonni profondi il politico sbagliato, il furbo che si ingrassa sulle spalle degli onesti sgobboni e per tanti solo fessi; lo pensa chi accampa solo diritti trovando sponda anche in qualche congrega dove ci sono molte teste a idee zero, gli evasori che incassano fuori busta. Attrezziamoci perché il tempo dei doveri stringe e con le rinunce dovremo fare i conti; il presidente Draghi incominci però a mettere ordine a palazzo Chigi e spieghi a chi ancora non ha capito, o fa finta, che i bonus sono scaduti e il malus è lì, a due passi.

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