Q uando condussero un’adultera davanti a Gesù nella speranza che ne ordinasse la lapidazione, il Redentore li rimandò indietro con la celebre frase “chi è senza peccato scagli la prima pietra” (Vangelo secondo Giovanni: 8,3). Ecco perché diffido dei censori che brandiscono la spada fiammeggiante della giustizia con la quale colpiscono senza pietà politici, avversari, antipatici. Uno sport italico nel quale eccelle Andrea Scanzi, giornalista tuttologo, esperto in comparsate televisive in studi a lui congeniali. Fatto sta che per una volta è finito dall’altra parte della barricata. Sotto accusa perché ha saltato la fila e si è fatto somministrare il vaccino anti Covid prima che arrivasse il suo turno. Per difendersi (sempre negli studi televisivi amici) ha inanellato tre o quattro spiegazioni diverse, contraddicendosi a ripetizione. La Procura di Arezzo, che sull’onda dello scandalo aveva aperto un’inchiesta, ora ha chiesto l’archiviazione, perché la condotta di Scanzi - spiega il pm - è «censurabile ma non condannabile». Sapete perché non condannabile? Per effetto della riforma del reato di abuso d’ufficio. Già, quella riforma bollata da Scanzi «un aiuto ai corrotti», un «colpo di mano dei politici disonesti». Ma, si sa, “verba volant, vaccinum manet”.

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