M ario Draghi è in cielo, in terra e in ogni luogo: ecce sacerdos magnus. “Il gran sacerdote che ai suoi giorni piacque a Dio ed è stato trovato giusto”. Conoscano o meno l’antifona dei vescovi ciambellani, cerimonieri del sacro Parlamento e residuati politici gli stanno addosso per proteggere il proprio amato bene e le poltrone riccamente imbottite che altrimenti non rivedrebbero mai più neppure col binocolo. Con Mario Draghi tentano di sopravvivere come patelle attaccate alla roccia o gregari pronti a passare le borracce d’acqua all’uomo solo al comando. Tutti lo invocano ma allo stesso tempo tanti vorrebbero allontanarlo da palazzo Chigi e non perché Draghi non abbia le idee chiare ma proprio perché le ha troppo chiare, il che non va bene a chi vorrebbe andare alle urne nel 2022 immaginando di avere già il risultato in tasca. C’è chi pur di toglierselo di torno lo vorrebbe “congelare” al Quirinale. Antonio Tajani di Forza Italia invece lo vedrebbe bene alla presidenza della Commissione europea mentre il Pd dovunque purché sia. Ognuno fa il gioco che più torna utile, che poi coincida con gli interessi del Paese è solo un piccolo particolare a margine. Mario Draghi guarda e passa, non si cura di quanti lo prendono per la giacca senza rendersi conto che è lui, il “sacerdos magnus”, a prenderli dove di sacro però c’è solo l’osso.

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