B eppe Grillo è finalmente tornato a fare il comico nel suo habitat naturale. Dopo avere dispensato gag, freddure e parolacce nel mondo della politica, a lui estraneo, è tornato al cabaret. In uno spettacolo recente si è rivolto con accorate parole allo scarso pubblico pagante: «Ho fatto tanto per questo Paese, ma non mi viene riconosciuto». Scroscio di risate: come ai vecchi tempi, quando riempiva le sale e otteneva alti indici di ascolto in tv. Per rinnovare quei fasti oggi si affida alla comicità involontaria, che è la più esilarante: vuole che l’Italia gli riconosca meriti, qualità, valori. Miles gloriosus, racconta agli sparuti spettatori le sue gesta. Uno vale uno, disse una volta; ma Lui, “L’Elevato”, cui si devono venerazione e prebende, vale più di tutti. Quando la sua masnada di grilli senz’arte né casa entrò con fracasso nelle aule del parlamento, un’idea geniale lo fulminò: governare per interposto fantoccio, un “quisque” che gli fosse riconoscente e ubbidiente in eterno. Come Geppetto, che da un tronco d’albero cavò Pinocchio, così Beppe sbozzò un ciocco di Volturara Appula e creò Conte Giuseppe. Era convinto che fosse un burattino perché come tale all’inizio si comportò. Il desso, invece, assaporato il miele, s’ingolosì e, proprio come il Pinocchio della favola, si ribellò al suo artefice. Al quale, ora, sta portando via la bottega.

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