M i è stato riferito che su diversi social alcune anime belle mi considerano insensibile perché non concordo con chi chiede scusa delle angherie commesse in passato da noi occidentali a danno di altri popoli. Mi si ricorda che anche papa Francesco ha chiesto perdono. Unendo la forza spirituale della fede a quella temporale delle armi la cristianità fu promotrice di crociate e conquiste. Uccidendo e sottomettendo. Tutti gli stati europei, prima e dopo, fecero altrettanto. Ora per allora dovremmo scusarci. Ma, francamente: ci sentiamo in colpa per quei misfatti? Avvertiamo il bisogno di farci perdonare dai discendenti di quelle antiche comunità per le vessazioni commesse dai nostri lontanissimi avi? Davvero ci rimorde la coscienza o siamo soltanto ipocriti? Ci siamo domandati che cosa loro se ne fanno, oggi, delle nostre flagellazioni per lo più verbali o simboliche? Minoranze esaltate, che considerano criminali compulsivi i nostri antenati, vogliono farci recitare un incessante confiteor. La loro azione cogente mira a cancellare le nostre radici e la nostra storia. Che, secondo Cicerone, non è soltanto maestra di vita, ma anche testimone dei tempi, luce della verità, custode della memoria, messaggera dell’antichità. Stati e nazioni che la cancellassero sarebbero popolati da fantasmi senza memoria.

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