X , Y, Z. Non sono le incognite di un problema algebrico, sono i riferimenti in codice delle ultime tre generazioni. I nati tra il 1965 e il 1980 appartengono alla X, quelli tra il 1981 e il 1999 alla Y, quelli dopo il 2000 alla Z. Da quando nel 1912 si cominciò a misurarlo con razionalità scientifica, il quoziente medio di intelligenza (in acronimo Qi) della popolazione mondiale era andato sempre in costante crescita. L’homo sapiens sapiens stava diventando anche intelligens intelligens. Una corsa inarrestabile verso la comprensione dei misteri dell’universo. La Natura però, ci ricorda Eraclito, ama nascondersi. Perciò ha tarpato le ali all’uomo che vuole sfidare gli dei. Dal 1975, ossia nel bel mezzo della generazione X, il Qi ha invertito la marcia. Da allora a oggi ha perso oltre sei punti. Calano la memoria e la capacità d’apprendimento. Non abbiamo più bisogno di ricordare; abbiamo il servo elettronico in tasca, che in cambio di un clic ci porta in giro per il mondo e se i clic sono due pensa per noi. Le nostre menti sono sempre più simili a quelle artificiali delle macchine, che abbiamo inventato e con le quali giochiamo. Tutto divertente e facile. Basta non dimenticare la sequenza dei tasti da pigiare. Siamo diventati ignoranti sapienti. Ma attenti: dopo X, Y, Z l’alfabeto finisce.

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