U n uomo con un cagnolino nero incrocia un uomo con una cagnona bianca. Il cagnetto nero è un tipo intraprendente e senza perdere tempo, abbaiando qualche frase di circostanza, si lancia verso la cagnona bianca per socializzare. Il suo padrone però teme che le cose si mettano male – non ha capito che sono cani di sesso opposto, perciò è improbabile che litighino – e intima al cagnetto: «Lascialo stare!». Il padrone della cagnona bianca, per rassicurarlo, gli dice: «Guardi che è femmina». E quello, sempre rivolto al cagnetto nero ma ora con un filo di fastidio nella voce: «Ok: lascia la stare!».

Che devo fare?, si domanda l’uomo con la cagnona bianca. Resto zitto e passo per un oltranzista del linguaggio di genere? Oppure mi lancio in una spiegazione che mi sembra complicata a pensarla, figuriamoci a dirla, e passo per pedante?

Ma quell’altro si sta già allontanando. È matematico che rientrando a casa annuncerà: «Stamane ho incrociato uno scemo». Intanto, strattonato dal padrone, il cagnetto nero manda un ultimo sguardo alla cagnona bianca e le abbaia qualcosa che forse significa: «Che ci vuole fare? Alla prossima, signora». Quella risponde con un abbaio singolo, secco, che probabilmente vuole dire: «Signorina, prego».

Però scondinzola veloce.

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