Mascagni, "Cavalleria rusticana": «Viva il vino spumeggiante nel bicchiere scintillante, come il riso dell'amante …». Verdi, "La Traviata": «Libiamo, libiamo ne' lieti calici, che la bellezza infiora …». Stop. La musica è finita. Il direttore d'orchestra è astemio. D'ora in poi soltanto «brindisi coi bicchieri colmi d'acqua», come nei versi di una canzone in voga nel secolo scorso. Ce lo chiede l'Europa, direbbe il non rimpianto primo ministro Mario Monti. E, una volta tanto, direbbe una verità storica. O di cronaca nera. L'Unione europea, infatti, minaccia di dealcolizzare il vino, in tutto o in parte. La proposta è contenuta in un documento di lavoro di quell'esercito della salvezza che è il parlamento di Bruxelles dove la maggioranza è nordica. Ossia di quei Paesi i cui abitanti preferiscono la pinta di birra al mezzo litro di rosso. La loro cultura ha radici diverse dalle nostre. La civiltà mediterranea è quella del pane, dell'olio, del vino. Risale alla ubriacatura biblica di Noè. Vogliono annacquarcela. Questa Europa, impotente e pasticciona di fronte alla pandemia e alle invasioni dal mare, la stessa che ha legiferato sulla curvatura delle banane e il calibro dei piselli, ora vuole trasformare anticristianamente il vino in acqua. Si può essere ubriachi anche senza avere bevuto vino.

Tacitus

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